martedì 10 luglio 2018

Venerdì 13 luglio: Matteo Passante e la Malorchestra a Milano!

Venerdì 13 luglio al Mare Culturale Urbano il cantautore pugliese e la sua band in concerto, incentrato sul nuovo disco 'Il grande stupore' prodotto da Lele Battista. Una canzone densa e pensante, come '1958' sul colonialismo in Africa 
Matteo Passante e la Malorchestra a Milano!


MATTEO PASSANTE E LA MALORCHESTRA IN CONCERTO


Venerdì 13 luglio 2018
ore 20.30
Mare Culturale Urbano
Via G. Gabetti 15 
Milano 

ingresso libero



Venerdì 13 luglio Matteo Passante torna dal vivo con la Malorchestra per un nuovo concerto milanese, al Mare Culturale Urbano in via Gabetti (ingresso libero). L'ennesima, imperdibile tappa del fitto tour di presentazione di Il grande stupore, il nuovissimo album definito dallo stesso cantautore il disco dell'immaturità: «L’ho definito così perché mi sembra che io stia facendo un percorso inverso, abbandonando la terra ferma dei cliché e delle canzoni “immediate”, quelle che ascolti e canticchi un attimo dopo. Credo che nell’immaturità si abbia invece il coraggio di osare, rischiare. Se è vero che ha volato solo chi ha osato farlo, allora io sono fiducioso perché con questo album ho osato quello che a vent’anni mai. Ho tirato fuori tutto. Ne sono uscite cose coraggiose e interessanti, piccole sfide, nuove sonorità, cose che faranno storcere qualche naso, ma di certo è venuto fuori quello che c’era nel fondo del mio stomaco». 

Prodotto artisticamente da Lele Battista e suonato con la MalorchestraIl grande stupore è il terzo disco di Matteo Passante, cantautore pugliese da tempo trapiantato a Milano, giunto al suo disco della maturità. Anzi dell'immaturità, come precisa lo stesso Passante, consapevole del passaggio meditato, coraggioso e voluto rispetto al debutto Signora Clessidra e lo Sposo Bambino (2010) e all'Ep Welcome To Love (2014). Il grande stuporeparte da qui: dal rinnovamento con la Malorchestra, dall'attenzione per i temi della storia, della quotidianità e delle vicende umane narrati senza clamori né enfasi, con un linguaggio delicatamente poetico. Dichiara infatti Passante: «Le mie canzoni sono sempre nate come esigenza personale e trasformano trafiletti di giornale con notizie improbabili o un battito cardiaco più accelerato per troppo stupore, per amore o per rabbia, in qualcosa di fruibile per tutti, in qualcosa in cui riconoscersi. Scrivo quasi sempre di getto. Quasi tutti i testi del Grande stupore sono nati in macchina nel tragitto che va da casa a lavoro. Le musiche vengono sempre da sé».



Gli undici brani del Grande stupore sono una sorta di grande osservatorio su spaccati di vita, pezzi di umanità tra avventure, traversie, speranze e dolori, narrati dal capobanda Passante e dalla Malorchestra con discrezione, tatto e agrodolce ironia: «In questo album mi è capitato di parlare ad esempio del bambino congolese sbarcato in Italia in giacca e papillon, perché la mamma prima di partire gli aveva detto che qui lo avremmo accolto con una grande festa... Mi è capitato di scrivere di un paese fatato in cui si fabbricano aerei con fogli di giornale e le bombe a mano si fanno con riso siciliano: sarà il mio piccolo omaggio al mondo di Sergio Endrigo, uno dei più grandi cantautori italiani. Ho raccontato anche del “Museo degli amori finiti” di Zagabria, in cui ognuno può portare un cimelio del proprio amore finito. Mi aveva incuriosito la storia del tizio che dopo la guerra nella ex Jugoslavia aveva portato la propria protesi e ha lasciato un biglietto: “Questa protesi è durata più del nostro amore”. Non è fantastico?».

Un elemento decisivo per comprendere il peso, l'intensità e la direzione della canzone d'autore vissuta e interpretata da Matteo Passante è il singolo di lancio 1958, dedicata a un tema inusuale, quello di un colonialismo "diverso", meno eclatante ma altrettanto doloroso, che si esprimeva nella pratica del "madamato": «In 1958 lo scavare nella storia mi è servito a comprendere meglio il disordine che regna il mondo in questo momento storico. Il colonialismo di cui parlo non è solo quello delle risorse derubate ai paesi africani dalle grandi multinazionali, ma è un colonialismo intellettuale, più subdolo. Gli intellettuali italiani e non, compresi fantomatici guru della Sinistra italiana, ci hanno convinto che è tutto normale, che fare “affari” con i governi locali a danno delle popolazioni locali rientra nelle logiche del mercato, che sposare bambine di 12 anni è normale nella misura in cui questa cosa è tollerata in quel paese. Come se potessimo dimenticare di essere i “civilizzatori” in base all’opportunità, in base alla convenienza».





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