Il primo album in italiano della cantautrice è una riflessione in musica sull'abitare e sull'ecologia. La denuncia contro l'inquinamento di Taranto e l'emergenza sanitaria in un lavoro denso che attraversa i generi, dall'alt-folk all'alternative
CAPUTO
HABITAT
(8 tracce | 38 minuti)
Ribéss Records 2023
"La musica è il mare che mi porto dentro, ovunque vada. È il riverbero dei miei respiri e dei miei ricordi, è il suono dei miei pensieri ancora prima che io riesca a formalizzarli". Per il suo primo album in lingua italiana, Caputo sceglie di tornare alle origini: Habitat nasce dall’esigenza personale di riflettere sul concetto di “casa” come convergenza di luoghi fisici e spazi interiori. Il distacco forzato dalla città natale (Taranto), la continua migrazione prima di stabilizzarsi in una nuova casa (Forlì) e l’insicurezza che deriva dalla disgregazione degli affetti, portano la cantautrice a inseguire le proprie radici attraverso la musica. La musica stessa si fa casa.
In questo processo, Caputo indaga la ragione della rinuncia a tornare alla sua città natale e la trova in quella che, sciaguratamente, è diventata la questione Taranto per antonomasia: la presenza ingombrante, controversa e, a tutti gli effetti, letale dello stabilimento siderurgico tristemente noto alle cronache nazionali, emblema d’inquinamento e degrado che diventano stato perpetuo di emergenza sanitaria. Alcuni brani di Habitat denunciano esplicitamente le violenze ambientali a cui sono sottoposti la città e il territorio tarantino, che sembra non trovare riscatto, e più in generale il nostro pianeta. Significativo, per questo aspetto, il brano Taras, dall’incipit pervaso di mitologia tanto quanto il titolo, ma con uno sviluppo inatteso: incorpora infatti un accorato intervento pubblico della nota attivista tarantina Celeste Fortunato, stroncata da leucemia mieloide acuta nel luglio 2023, all’età di 45 anni.
ph Dario Bonazza |
ph Pierfrancesco Lafratta |
ph Pierfrancesco Lafratta |
In altri brani entra in luoghi intimi e affronta in punta di penna tematiche tradizionalmente femminili, come a voler cercare le sue radici ancestrali nel gineceo dell’universo. Un esempio è il brano dedicato a Mélanie Bonis, compositrice tardoromantica che, a sua volta, ha dedicato molte composizioni alla memoria di grandi donne vissute prima di lei. Dietro la polisemia del titolo, Caputo organizza i temi, gli ideali, le angosce e le speranze di una vita. Disegna il suo habitat a cerchi concentrici, nell’impresa di racchiudere i vari settori dell’abitare e del vivere, e non nasconde i limiti della sua capacità di adattamento: il settore della quotidianità, delle passioni e affinità private; quello della sua città; quello dello stato Italia o, meglio, della sua assenza, e della denuncia politica; quello del pianeta Terra come dimora di un’umanità senza confini. Sono settori tutt’altro che a tenuta stagna, che si compenetrano per osmosi e che definiscono paesaggi mai solamente esteriori o solamente interiori. D’altronde, la parola ecologia stessa (gr. òikos+lógos) evoca ambiguamente un "discorso sulla casa" di ognuno e di tutti.
Caputo tratteggia una mappa dell’abitare che rimescola continuamente i piani e rende conto delle loro conflittualità: sfera privata/sfera sociale, etica/politica, impegno/rassegnazione, incanto/disincanto/re-incanto. Se la struttura tematica è innegabilmente coesa, le soluzioni stilistiche ed espressive offrono una gamma molto varia, grazie anche all’apporto dei musicisti che la affiancano – scelti anche per coerenza tematica, come il chitarrista Giuseppe Bonomo, anch’egli di origine tarantina e residente in Romagna, e la cantautrice Fanelly, tarantina di adozione francese. Habitat è stato registrato da Franco Naddei nello studio forlivese L’Amor Mio Non Muore.
Valeria Caputo nasce a Taranto nel 1979. Dopo varie migrazioni giovanili approda a Forlì, dove vive e lavora a tutt’oggi. Diplomata come tecnico di musica interattiva per le arti digitali alla Scuola di Alto Perfezionamento Musicale di Saluzzo, ha conseguito il diploma di laurea magistrale in musica elettronica al Conservatorio Giovan Battista Martini di Bologna. Le sue preferenze coprono, senza preconcetti, uno spettro di generi che va dal cantautorato al jazz, dal folk all’elettronica. Nel 2012 debutta con Migratory Birds, orientato al folk-rock e alla West Coast. Il secondo album Supernova (2016), a nome Capvto, esplora territori ambient, trip-hop, dark wave, synth-pop e jazz sperimentale.
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